MAX MASTRANGELO

Max Mastrangelo

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Prevedere il futuro rileggendo il nostro passato: l’AI sta per renderlo possibile?

Fin dalla notte dei tempi è stato un cruccio e un’ambizione del Genere Umano: prevedere gli eventi futuri.
I mezzi usati per farlo sono stati scelti ad ampio spettro: sfere di cristallo, carte, sassolini, rune, fondi di caffè, chin, lettura della mano e molti, molti altri ancora nel vasto mondo e nella molteplicità delle tradizioni.

Tuttavia, l’Intelligenza Artificiale, con la sua capacità di produrre miliardi di calcoli in un soffio, sembra aver trovato lo strumento giusto per giungere all’agognato obiettivo: per l’appunto, il calcolo.

Le regolarità statistiche sono un elemento fondamentale per i modelli di intelligenza artificiale più avanzati, permeando la nostra percezione quotidiana del mondo circostante. Osserviamo spontaneamente schemi e tendenze che ci permettono di anticipare eventi futuri: il gatto si prepara ad arrampicarsi, due persone stanno per innamorarsi, qualcuno sta per passare con il semaforo rosso; la statistica, nella maggior parte dei casi, mette il nostro pensiero sulla giusta strada

Recentemente, uno studio pubblicato su Nature Computational Science ha rivelato la straordinaria e inquietante capacità predittiva di un nuovo modello di intelligenza artificiale, capace di prevedere il futuro delle persone. Il principale autore dello studio è Germans Savcisens del laboratorio di Sune Lehmann presso il DTU Compute, Università Tecnica della Danimarca, con il sostegno finanziario del Villum Foundation Grant Nation-Scale Social Networks.

Il funzionamento di questo innovativo modello si basa su tecniche di “natural language processing”: mentre ChatGPT prevede la parola successiva in una sequenza di testo, life2vec (il nome della nuova IA) è in grado di prevedere l’evento successivo in una sequenza di eventi, poiché anch’essi seguono regolarità statistiche. Life2vec ha analizzato dati giornalieri riguardanti attività lavorative, settore professionale, salario, genere, condizioni di salute e città di sei milioni di cittadini danesi seguiti per un decennio, riuscendo addirittura a stimare l’età alla quale potrebbe verificarsi il decesso.

Questa nuova IA apprende simultaneamente da informazioni riguardanti chi ha subito un infarto, chi ha ottenuto un aumento salariale e chi ha cambiato residenza in campagna, collegando così le scienze sociali e quelle della salute. Non sorprende che lavori poco gratificanti e cattive condizioni di salute siano correlati a problemi mentali; le compagnie assicurative ne sono consapevoli da tempo.

Ciò che stupisce è l’alta precisione con cui life2vec riesce a prevedere le traiettorie di vita individuali e persino a individuare sfumature della personalità attraverso questionari sull’autostima sociale e la vivacità.

Questo studio si distingue per la sua capacità di sistematizzare la ricerca sui fattori socioeconomici e sanitari che precedono eventi negativi come specifiche patologie o disoccupazione, consentendo di simulare se modificando alcune variabili come la città di residenza o il reddito sia possibile evitare tali esiti sfavorevoli.

Funzionerà?
Lucio Battisti cantava “Lo scopriremo solo vivendo”, ma una cosa è certa: da ogni errore life2vec imparerà ulteriormente.
Fin quando, effettivamente, funzionerà.

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